Mi
chiamo Sabrina, ho 27 anni e sono qui al Granello dal 2017, vivo con mia madre,
ho due cani e due fratelli, ho cinque zii e una zia e relative mogli degli zii.
Di
quale servizio fai parte?
Faccio
parte dello SFA, Servizio Formazione all’Autonomia.
La prima volta che sono arrivata avevo un po’ di tremarella perché non sapevo che cosa aspettarmi sinceramente. E invece mi sono trovata benissimo, mi sono fatta degli amici e vado d’accordo anche con gli educatori.
Ti va di dirci qualche attività che ti piace fare?
La
mia attività preferita è quando facciamo formazione, in particolare l’orientamento
e quando impariamo cosa sono e come
utilizzare i vari servizi pubblici, come la posta, la banca, il comune,
eccetera. Ma anche quando vado su, in spazio lavoro il martedì.
Che
cosa rappresenta per te il Granello?
Amici
e tanta compagnia.
Da
quando sono qui ho imparato tante cose: ho imparato ad essere più
autonoma , ad esempio a prendere
l’ascensore da sola, quando capita, inoltre ho imparato ad esprimermi un po’
meglio e diciamo che ho fatto dei
progressi .
Io sono Fabiola, sono una volontaria del Granello da ormai qualche anno e vengo da Cislago. Vengo qui al Granello perché fare volontariato è una cosa che mi piace e che ho sempre sognato… soprattutto in questo luogo, che tanti anni fa è partito con poche persone di cui io facevo parte. Per me è una medicina, perché secondo me merita tantissimo stare in mezzo a questi ragazzi.
Di cosa ti occupi precisamente?
Io cerco di dare la mia disponibilità un pomeriggio a settimana, faccio un po’ di tutto in base alle esigenze e a quello che c’è da fare!
È stata una tua iniziativa venire qua?
È nata un po’ di anni fa parlando con Luca … mi sembra quasi di portare avanti quello che faceva mia mamma: un gruppo di donne si trovava la sera a fare dei lavoretti e io ho voluto dare la mia disponibilità qui come fece lei.
Come hai conosciuto il granello?
Sono qui da quando è stato fondato … eravamo 3 o 4 persone massimo, io ero qui assieme a mio marito.
Cos’è per te il granello?
Per me come ho già detto è una medicina, mi piace stare in mezzo ai ragazzi e interagire con loro … forse sbaglio perché mi affeziono anche troppo, però è una cosa che faccio appena posso, devo essere presente.
Ciao a tutti! Io sono Cristina
Dall’Asta e sono un’educatrice del Granello.
Come sei arrivata qui?
Sono arrivata al Granello nel
2010, sono circa trent’anni che faccio l’educatrice e ho lavorato tanto tempo
con i minori. Prima a Genova, che è la mia città d’origine, e poi a Milano in
un’altra cooperativa. Nel 2010 mi occupavo di assistenza domiciliare ai minori
e quindi giravo un sacco. Avendo pure avuto una figlia mi sono licenziata e ho
iniziato a cercare in zona. Conoscevo Luca Landolfi perché mio amico, in quanto
mio marito suonava in una band con lui, e gli ho dato il curriculum perché
stava pensando di aprire lo SFA. Mi ha chiamato, mi ha selezionato e sono stata
presa come educatrice. Il primo nucleo di lavoro siamo stati lui ed io, dopo sono
arrivati Chiara e Simone nel giro di un anno e qui ho svolto prima ruoli come
educatrice -perché il coordinatore era Luca – e poi successivamente, nel
momento in cui Luca si è distaccato ed è diventato direttore educativo, io sono
diventata coordinatrice dello SFA. All’interno di questa esperienza ho visto
passare praticamente tutti gli educatori del granello perché arrivavano,
venivano assunti, lavoravano con me e poi venivano spostati in altri servizi. I
primi ad andarsene sono stati Simone e Chiara che hanno aperto Marnate. Anche
tutti i ragazzi di Marnate, una buona parte di quelli di Guanzate e una parte
dello SFA di Fagnano sono passati da Cislago. Un po’ perché qui è sempre stata
la sede storica e quindi anche il servizio è diventato storico, oltre alla
stampa e allo spazio lavoro.
All’inizio avevamo 7 ragazzi. Ripeto,
non ho mai cambiato ruolo e fare la coordinatrice significa anche fare
l’educatore, non è un coordinamento distaccato ma un coordinamento dentro le
attività. Tra l’altro mi piace di più, quando ero a Milano il coordinamento era
distaccato da quello; ad ogni modo se devo presentarmi prima di essere una
coordinatrice sono una educatrice. Mi sono occupata anche del teatro perché
insieme a mio marito, a parte Grease, abbiamo curato tutti gli spettacoli. Io
scrivevo e aggiustavo i copioni, lui si occupava delle musiche, degli audio e
dei video. Adesso invece mi sto occupando della progettazione del foundraising.
Era già una competenza che possedevo ed ora che la cooperativa si è ingrandita,
direi che è essenziale.
Come ti trovi qui al Granello?
Bene! Subito la percezione che
avevo era che le giornate volassero, facevo un tipo di lavoro molto
frammentario. Trovarmi qui a lavorare con una equipe, sempre insieme, è molto
meglio rispetto al lavoro di prima. È stata bella come esperienza perché non
avevo mai lavorato in maniera attiva con la disabilità, se non con qualche
minore (ne avevo seguito soltanto qualcuno), e quindi è stata una scoperta
rispetto alla mia maniera educativa. Il cambio dai minori ai disabili è stato
capire che con le persone disabili hai una grossa responsabilità dal punto di
vista educativo perché sono persone molto fiduciose. Qualsiasi cosa tu dici,
loro instaurano questo rapporto di dipendenza che non è nella mia natura
(lavoro nel servizio di formazione all’autonomia).
Non con tutti, ma in generale
devi stare attento a quello che dici, questo è uno degli aspetti diversi rispetto
all’esperienza precedente. Poi, siccome sono una educatrice, qualsiasi attività
nuova che faccio mi piace sia approfondire che ricercare o formare la mia idea
o la modalità d’intervento sull’utenza con cui lavoro e quindi quando sono
arrivata qua ho dovuto formarmi anche una cultura su cosa significa lavorare
con la disabilità, sulla legislazione che c’è, quali sono le problematiche ecc.
Cos’è per te il Granello?
Ogni tanto diventa casa mia (ride,
ndr) perché occupandoci degli eventi a volte ci sono dei momenti molto densi.
Il mio posto di lavoro è molto confortevole per una serie di ragioni,
soprattutto nella relazione tra colleghi. La cosa bella, secondo me, è che
siamo cresciuti insieme e quindi c’è un nucleo più storico che è riuscito ad
espandere l’idea che abbiamo; ho cambiato molte equipe però sempre in un clima
positivo, parlando proprio del livello tra colleghi.
Una casa non è solo una questione di mattoni, planimetrie o
vernici, ma di profumi. Ognuna ha il suo, inconfondibile. Quello del Granello
inebria, o meglio pervade, ricorda l’amore, la gioia, la condivisione e la
passione di tutti i ragazzi, gli educatori e i volontari che dedicano
quotidianamente anima e corpo per garantire l’esistenza di questa realtà.
In questi lunghi anni, sempre perseguendo nell’ottica della
famosa “società dell’amore” di San Giovanni Paolo II, siamo cresciuti
molto, diventando un punto fermo per molti.
Ma si sa, crescita vuol dire anche avere maggiori
responsabilità, aspettative da mantenere e costi da sostenere.
Quest’anno ricorre il 32esimo anniversario del Granello e
questa piccola grande famiglia ha bisogno anche di te. Destina il tuo 5xmille,
è davvero facilissimo: scrivi 01666500127 nell’apposita casella della
dichiarazione dei redditi.
Aiutaci a continuare a essere la speranza di molti.
Manteniamo vivido il nostro “profumo”.
Per noi è importante.
Fai la scelta giusta: Dona anche tu, allarga il tuo cuore!
Sono Vita e lavoro qui da ben 32
anni, dal 1987 al 2019. Sono stata una delle prime ed è iniziata un po’ per
caso. All’inizio qui c’era il Francesco, il Pierangelo e l’Abbondanzio.
All’inizio cosa facevi qui?
Niente, abbiamo fatto tanti
lavori: le spalline, le pentole per la Prestige, i riduttori elettrici, il
confezionamento delle lenzuola e degli strofinacci, e poi negli anni ne abbiamo
fatti tanti altri come i pennarelli o i temperini.
Io sono sempre rimasta
all’assemblaggio.
Come ti trovi al Granello?
Bene bene, per me è come una
grande famiglia.
Prima lavoravo tutta la giornata,
invece ora, con l’età che avanza, faccio tutte le mattine.
Cos’è per te il Granello?
A me, il Granello, ha dato delle
esperienze incredibili: sono stata aiutata e ho aiutato.
Mi ha arricchito un sacco e
ringrazio perché è un pezzo fondamentale della mia vita.
Eh sì, anche perché ormai anche tu sei fondamentale qui!
Ciao, dicci chi sei e come sei arrivata al Granello!
Io sono Fausta. Sono qui quasi da quando è cominciato il Granello. Lavorare con i ragazzi disabili è una cosa che avrei sempre desiderato fare. Sono di Castellanza e qui c’è già in effetti una comunità, però non volevo, non dico “ creare inimicizie”, perché sarebbe la parola sbagliata! Ma lavorare con gente sul territorio che conosci e quindi sai già com’è, non mi andava bene. Allora prima sono andata all’oratorio ad aiutare i ragazzi a fare i compiti, ma non gliene fregava nulla e mi sono stufata! Poi 5 anni fa ho scoperto il Granello.
Qua di cosa ti occupi principalmente?
Io ho cominciato facendo mezza giornata, poi una giornata, poi una e mezzo e poi due giorni. Normalmente aiuto nelle varie attività, invece il giovedì mattina sono la regina della cucina. Chi cucina con me, peggio per lui!
In questi 5 anni hai imparato qualcosa di nuovo?
Ho imparato molto. Intanto stare qui ti insegna la felicità. Tu vieni qui e anche se hai le tue preoccupazioni vai via di qui di qui che ti sono passate. Loro qua, contrariamente ai ragazzi di cui parlavo prima, quello che hanno te lo danno a prescindere. A livello di affetto e a livello di lavoro. Non lesinano su quello che possono dare. Questo ti arricchisce. Non li ho mai visti così diversi anche quando non frequentavo il Granello. Puoi pensare che ti dispiace per loro, ma hanno anche loro una vita semi normale! Non devi mai fermarti a dire: “Come sono sfortunati!” perché nel momento in cui ti chiedi: “Quando non ci saranno più i genitori.. come saranno? ” “In casa chi si occupa di loro?” … A quel punto diventa una tragedia perché ti rendi veramente conto delle loro difficoltà e di tutto quello che succede. Se tu invece li prendi come ragazzi tutto diventa semplice! Sono quella che li cazzia quando devono essere cazziati, gli urlo contro, e sono quella che dopo ci gioca a carte … Faccio un po’ come se fossero i miei figli.
Cosa rappresenta questo posto per te?
Questo è assolutamente un pezzo della mia vita. Ma non perché non saprei cosa fare altrimenti, ma perché mi mancherebbero loro. Sia i ragazzi che gli educatori . Io non vengo qui per riempire le mie giornate: vengo qua perché mi fanno stare bene! Questa è la mia percezione del Granello: un posto dove vado e sto bene. Vedo i ragazzi che tutto sommato mi sopportano e sono contenti di vedermi. Vengo qua perché sto bene io, è una parte fondamentale della mia vita.
Mi chiamo Francesco Rotondi, sono sposato e ho tre figlie. Sono nato nel 1963 e quando avevo più o meno 23 anni, un incontro particolarmente significativo per la mia vita, ha fatto sì che insieme ad altri ragazzi creassi la Cooperativa il Granello.
Raccontaci com’è nato il Granello
Quando è nato il Granello non è
stato semplice: io avevo 23 anni ed erano già sei anni che lavoravo, avevo un
posto tranquillo dove prendevo un buon stipendio, ma da cui decisi di
licenziarmi per intraprendere questo nuovo cammino.
Far capire questa cosa ai miei
genitori non è stato difficile perché, per grazia di Dio, ho sempre avuto una
mamma e un papà molto attenti al sociale, soprattutto mio padre da sempre è
stato impegnato in questo mondo prima con la ACLI, con la Democrazia Cristiana,
con la Cooperativa popolare saronnese ed altre iniziative; però mi ricordo
questo episodio che io ho scoperto da pochissimo tempo, non più di due anni fa,
dopo che è morto mio padre, mia mamma mi ha raccontato un giorno che il primo
presidente della cooperativa il Granello, il ragionier Mascazzini, e Don
Raffaele, che era il coadiutore di Cislago e colui che ha dato il via a questa
cooperativa, sono andati una domenica pomeriggio a casa dei miei genitori a
chiederglieli il permesso che io mi licenziassi per andare a lavorare al
Granello e i miei genitori diedero il loro assenso. Questa cosa mi è stata
tenuta nascosta per più di 25 anni e quando l’ho scoperta mi ha fatto un certo
effetto.
Diciamo che i primi 20 anni di
Cooperativa eravamo una cooperativa prettamente lavorativa per cui avevamo una
tipografia con 3/4 dipendenti e un sacco di lavoro, e il reparto di
assemblaggio con una decina di ragazzi. Tenete presente che quando è nata la
Cooperativa esisteva una legge per cui una persona disabile dopo 5 anni di
lavoro con i contributi regolarmente versati, aveva diritto alla pensione.
Questa legge poi è sparita per cui alcuni dipendenti storici come Felice,
Carmela sono ancora qui, ma questo è un particolare.
I primi 20 anni sono andati
avanti così, poi nel 2008, Luca ha avuto l’intuizione di ampliare i servizi
della cooperativa non più solo in ambito lavorativo, ma soprattutto in quello
educativo, per cui sono nati tutti quei centri che abbiamo oggi e tutto quello
che ne consegue.
Tornando alla tipografia,
all’inizio non è stato semplice recuperare clienti, un po’ perché non ci
conosceva nessuno, un po’ perché non avevamo una struttura adeguata e
soprattutto perché chi si presentava a chiedere lavoro erano ragazzi di
vent’anni. Abbiamo avuto inizialmente la fortuna di avere un buon rapporto con
la CISL di Busto Arsizio che ha incominciato a darci fiducia dandoci del
lavoro, anche perché uno dei ragazzi che con me ha fondato questa cooperativa e
che è stato insieme a me nel condurla per quasi vent’anni, Abbondanzio, era un
delegato sindacale, per cui la CISL è stato il primo posto dove abbiamo portato
a casa del lavoro. Però la struttura cresceva e i bisogni economici era
notevoli, per cui bisognava trovare sempre più lavoro avendo sempre presente e
avendo un occhio di riguardo all’inserimento dei ragazzi, cosa che ho fatto io
insieme a chi si è succeduto con me all’interno del reparto di assemblaggio per
quasi vent’anni fino a quando il numero di ragazzi e soprattutto le direttive
che arrivavano dalle ASL rispetto all’inserimento delle persone con disabilità
nel mondo del lavoro erano sempre più pressanti per cui ci voleva una persona
specifica che seguisse quello.
Un altro colpo di fortuna che
abbiamo avuto all’interno della storia della tipografia in questi trent’anni è
il rapporto con Oreste, un amico di Gerenzano che ci ha introdotto e ci ha
fatto lavorare per tanti anni con l’ABACUS , una società di sondaggi, per cui
noi avevamo tutti i giorni una macchina che stampava solo per loro ed è quello
che ha contribuito a far sì che dalla prima sede storica del 1987 ,un piccolo
negozio di 80 mq in centro a Cislago, incominciassimo ad affrontare e poi ad
acquistare il primo capannone qui nella zona industriale nel’ area ex ceramica
per cui nel ’97 abbiamo acquistato un capannone e siamo passati dai nostri 80mq
di negozio e circa 100mq di un altro capannone, dove venivano svolti i lavori
di assemblaggio, in affitto abbiamo acquistato
il nostro primo capannone di 350mq che abbiamo tenuto fino al 2008 anno in cui l’abbiamo
venduto per comprare la sede di via
Mattei, e siamo passati da 350m a 700mq.
Guardando a questi trent’anni, cosa è cambiato?
Se ripenso a com’era il Granello
30 anni fa mai avrei pensato a uno sviluppo del genere. Nel frattempo, una
delle cose che balza all’occhio quando pensi e guardi alla realtà del Granello
è come sono cambiati per esempio i genitori dei pochi ragazzi che avevamo all’inizio
degli anni ’80 rispetto a quelli di adesso. I primi ragazzi che venivano al Granello
spesso erano ragazzi che non erano ancora usciti di casa, c’era ancora una
mentalità e un forte disagio di fronte alla disabilità, per cui i genitori non
li vedevi. Invece, in questi anni abbiamo visto una nuova generazione di
genitori e di persone con disabilità che hanno molta più coscienza non dei
limiti che possono avere i loro figli, ma delle loro potenzialità. Questo è un
cambio di passo notevole secondo me ed è stato il frutto di quello spirito che
don Raffaele ha messo all’inizio della cooperativa facendoci spesso riflettere
sulla parabola dei talenti: uno ha cinque talenti e deve svilupparne cinque,
uno ne ha dieci ne sviluppa dieci, uno ne ha quattro ne sviluppa quattro.
Quando un ragazzo arrivava da noi era abituato ad essere visto come un poverino
e per questo il mondo non gli chiedeva nulla, ma noi volevamo avere uno sguardo
diverso, il nostro tentativo iniziale era proprio quello di chiedergli di darci
quello che poteva, quindi se poteva darmi 4 doveva darmi 4. Riuscire ad
inserirli nel mondo del lavoro e a fargli capire che avevano la possibilità di
produrre e di fare qualcosa ha fatto sì che anche in loro maturasse una
coscienza diversa della loro disabilità. Per cui dei ragazzi sono contenti di
dire “queste guarnizioni le ho pulite io” oppure quando c’erano le borse
lavoro, il potergli dare quello che il comune stabiliva era per loro
significativo perché il loro lavoro erano stato retribuito. È un po’ complicato
questo concetto, ma mi ha colpito questa cosa qui: guardando oggi i genitori
come si rapportano ai loro ragazzi, lo vedi che c’è stato un cambio di passo,
di generazione e di mentalità.
Cambieresti qualcosa potendo tornare indietro in questi trent’anni? Lo
rifaresti?
Lo rifarei anche se alcuni passi
li farei in maniera diversa.
Noi abbiamo sofferto, soprattutto
come tipografia, per un periodo abbastanza lungo per cui io ho chiesto ai miei
collaboratori di mettersi in cassa integrazione insieme a me per un periodo
abbastanza lungo così da non dover licenziare nessuno. Nel 2007 quando abbiamo
deciso di comprare questa sede di via Mattei, i conti erano proprio sani,
stavamo girando bene, avevamo una buona produzione, circa su 700.000 euro di
fatturato, il 95% era fatto dalla tipografia. Quando abbiamo investito in questo
capannone che ci è costato parecchio abbiamo investito in struttura
tralasciando l’aspetto tecnologico, io in quegli anni lì avrei dovuto
rallentare sull’investimento strutturale e fare un investimento a livello di
una nuova macchina da stampa. Questo passaggio qui non l’ho fatto perché tanto
le cose stavano andando bene, siamo entrati di là a maggio del 2008 e ad
ottobre c’è stato il famoso crollo della Lehman Brothers. All’inizio quando
abbiamo iniziato a vedere che il lavoro rallentava abbiamo detto “cavolo però
una crisi così potrebbe servire perché fa un po’ di pulizia, qualche tipografia
che fa i prezzi troppo bassi sparisce”, ma man mano che passavano i mesi ci
siamo resi conto che quella grande crisi avrebbe colpito noi in pieno e così è
stato e io non ero pronto da un punto di vista tecnologico. Se io in quegli
anni lì avessi avuto il coraggio di investire subito nella stampa digitale,
passaggio che poi abbiamo fatto a partire nel 2012 e continuato con l’acquisto
di una macchina decisamente più competitiva nel 2015, se l’avessi fatto nel
2009, probabilmente avremmo sofferto meno la crisi.
Questa è l’unica cosa che
cambierei.
Per concludere, cos’è per te il Granello?
Nel 1982, al meeting di Rimini, Giovanni Paolo II disse “costruite instancabilmente la civiltà dell’amore, lavorate, soffrite e pregate per questo”. Ecco questa frase mi ha cambiato la vita, da quell’anno infatti con Massimo ed altri amici di Comunione e Liberazione di Saronno andavamo tutte le settimane a fare caritativa presso la Cooperativa Solidarietà di Venegono, per cui quando dall’altra parte mi sono trovato Don Raffaele, che mi ha detto “perché non facciamo qualcosa per gli altri?”, io ho capito che la mia vita poteva giocarsi in maniera diversa, poteva essere l’occasione per me di realizzare e seguire quella frase che avevo sentito qualche anno prima e su cui stavo già riflettendo. Per concludere, direi che il Granello è stato ed è tutt’ora per me il mezzo attraverso cui poter costruire quella “società dell’amore”.
Come ti chiami? Quando sei arrivato qua al Granello?
F: Felice, sono arrivato nell’89.
Quindi hai cambiato varie sedi del Granello, prima nella tipografia e poi nello spazio lavoro….?
F: Sì, sono passato al CSE Green Smile di Guanzate da due anni!
A Cislago cosa facevi?
F: Prima a Cislago c’erano le varie attività: pennarelli, temperini, le matite.. Poi c’è stato il periodo delle cuffiette, dei giornali e degli aerei.
Invece da quando sei al CSE che attività fai?
F: Il mercoledì sono al laboratorio artistico e mi piace, è il mio laboratorio preferito! Poi a Guanzate lavoro in fattoria il lunedì e il mercoledì e vado anche in giardino e all’orto. Con Luca il giovedì mattina vado a fare il laboratorio delle uscite perché almeno conosciamo le realtà intorno a noi e impariamo a gestire i soldi e ad andare in ambienti nuovi per noi. Il martedì poi facciamo ginnastica con Marina e il venerdì mattina lavoro in assemblaggio.
Raccontaci qualche tuo ricordo del Granello.
F: Prima eravamo in pochi. Ora è più facile. La cosa che mi piaceva di più allo spazio lavoro era fare gli astucci, mentre a Guanzate è l’attività artistica… Allo spazio lavoro ero con Carmela e con Ivan e ci aiutavano i volontari. Era bello lavorare insieme agli altri. Andavo d’accordo con tutti. Ora al CSE ho dovuto conoscere nuovi compagni e qui ci sono più regole, non vado più a casa a mangiare a mezzogiorno.
Cosa fai al pomeriggio?
F: Il pomeriggio vado al Granello di Turate dalle 16,30 fino alle 20 il lunedì, il martedì e il venerdì. Faccio l’attività del pomeriggio con i miei compagni, a volte facciamo merenda e andiamo a fare la spesa. Io cucino alla casa di Turate perché mi piace e sto insieme agli altri, secondo me sono anche bravo. Pure gli altri dicono che sono bravo e mangiano tutto senza lamentarsi! Dopocena invece torno a casa… Mi piace andare lì, in questi anni ho affrontato molte novità e ho vissuto molti cambiamenti.
Cos’è per te il granello?
F: Per me il Granello è Francesco! E’ nella tipografia del Granello.
La nostra Cooperativa è nata nel
1987 e da quel momento abbiamo intrapreso un cammino che ci ha portato ad
essere la grande realtà che siamo oggi: una realtà ben strutturata fatta di
volti, di servizi e di strutture.
In questi 32 anni di cammino ci
sono stati tanti cambiamenti che ci hanno aiutato a crescere e ad evolverci.
La nostra crescita è andata di
pari passo con l’evoluzione dei nostri loghi.
Fin dall’inizio, la Cooperativa ha potuto contare sulla presenza della tipografia al suo interno e questa è stata essenziale per richiamare l’attenzione sull’importanza del logo, ovvero su uno strumento utile per cercare di rappresentare e comunicare agli altri la propria identità.
Il nostro primo logo nasce nel 1987 ispirato da un’idea di Maria Carla Grisetti e rappresenta la similitudine pronunciata da Gesù nel Vangelo di Giovanni “se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto”. Fin dalla nostra nascita il nostro obiettivo è stato di essere sia quel piccolo chicco di grano, sia il terreno fertile su cui ciascuno poteva portare il proprio chicco e rifiorire. Dal punto di vista grafico, il logo era molto essenziale, bicolore, e poneva sullo stesso piano “il Granello” e il simbolo del chicco che fiorisce.
Dopo i nostri primi dieci anni, nel 1997, abbiamo deciso di modificare il logo per cercare di modernizzarlo. Per farlo ci siamo affidati alla consulenza di un noto grafico professionista Andrea Benzoni titolare di Concreo Edizioni. Il logo cambia totalmente, non si affida più a un simbolo astratto, ma mette al centro la propria identità, rappresentata dalla “g” di Granello. La “g” è rappresenta all’interno di una struttura proprio per testimoniare il fatto che il Granello si trovava al centro di un sistema che stava generando. Un’altra importante differenza è legata ai colori, infatti si passa da un logo bicolore a uno molto colorato, questa scelta è stata fatta per cercare di mostrare la varietà e la dinamicità che in quegli anni ci contraddistinguevano. La “g” contiene il “Granello”/seme e lo custodisce per farlo crescere nel terreno di radici solide e nel campo dell’aiuto al bisogno.
Nel 2008, dopo aver camminato dieci anni – decidiamo di rivedere ancora il logo, modificandolo parzialmente: la struttura intorno alla “g” diventa meno chiusa, inizia ad emergere la centralità propria della “g”.
Infine, in occasione del nostro trentesimo anno di attività, decidiamo di rivolgerci nuovamente ad Andrea perché i cambiamenti che stavamo registrando erano numerosi e la nostra identità sempre più definita. Quest’ultimo logo è più stilizzato, più compatto e meno disperso nello spazio: la “g” esce fuori dalla struttura anche se parte dallo stesso centro. Rappresenta il segno del tempo: rinnovare andando sempre avanti, ma seguendo un cammino. È anche più semplice: non è più ricco di colori, ma ne utilizza pochi; questo perché così come il Granello ha raggiunto una chiarezza nel proprio obiettivo, così il logo diventa chiaro, pulito e più identificabile. Dal “Granello” al “mondo” si è definita una strada ben precisa che passa attraverso una identità trovata.
Negli anni, la decisione di
modificare i loghi è stata guidata dall’esigenza di cercare di esprimere e
comunicare quello che a mano a mano stavamo diventando: siamo passati
dall’essere una piccola cooperativa di lavoro ad una cooperativa strutturata
con 8 centri, 230 ragazzi e più di 50 dipendenti.
Attraverso la storia dei loghi della cooperativa abbiamo rappresentato il nostro cammino come piccolo specchio della nostra crescita.
Domenica 14 aprile il Granello si sposterà a Legnano (Via Barbara Melzi) in occasione dell’OLTRESEMPIONE IN FESTA. Saremo tra i fortunati protagonisti delle bancarelle con i nostri lavori di taglio e cucito! Un’occasione unica per portare fuori dalla cooperativa il frutto del nostro impegno e per vedere gratificati gli sforzi dei nostri ragazzi. Ma non è finita qui: animazioni, giochi, punti ristoro, tanti sconti e molto altro in una giornata adatta a grandi e piccini!